Il Parco Nazionale del Cilento

Il Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni ha come finalità la tutela dell’ambiente e pone particolare attenzione alle zone dove la natura è rimasta selvaggia. Ma non solo, infatti l’Ente parco si occupa anche di conservare tutto il patrimonio storico e culturale.

Si occupa inoltre dell’ottimizzazione dell’economia e in particolar modo delle aziende agricole, forestali, turistiche e zootecniche. Effettua inoltre attività di ricerca e studio oltre al ripristino delle aree marginali.

Storia del Parco

Le numerose grotte naturali ha favorito la presenza dell’uomo che in esse cercava rifugio e riparo, sono state infatti trovate tracce della sua presenza antropica nel Paleolitico medio (circa 500.000 mila anni a.C.) continuando nel periodo del Neolitico fino arrivare all’Età dei Metalli. Infatti sono emersi molti dei suoi «strumenti» i quali si trovano disseminati lungo le varie grotte costiere (tra Palinuro e Scario) come in quelle più interne (Grotte di Castelcivita e Grotte dell’Angelo, Pertosa).

Durante l’Età del Bronzo si evince già una buona organizzazione del territorio. I segni lasciati delle transumanze e dei traffici; i resti dei luoghi di culto e le sculture rupestri come l’Antece dei Monti Alburni sono solo alcune delle prove lasciate dall’antico uomo cilentano.

Con l’approdo dei primi Greci sulle coste del Cilento (intorno al XVII secolo a.C.) in cerca di rame, nacquero le prime città coloniali (fine VII-VI secolo a.C.): Pixunte, Molpa e l’antica Poseidonia (la romana Paestum), fondata dagli Achei sibariti che qui giunsero attraverso i percorsi di crinale. Mentre via mare approdarono i Focei (Asia minore) i quali fondarono Elea (la Velia di oggi), Parmenide e della Scuola Filosofica Eleatica (tra le più importanti e famose del mondo classico e della prima Scuola Medica).

Prime economie e guerre

A partire dal IV secolo a.C. i Lucani, i Romani e i Cristiani d’oriente intrecciarono traffici ed alleanze avviando anche conflitti e guerre che con l’occupazione e rifondazione di alcune città ebbe come risultato la fondazione e il mescolamento dei popoli e delle culture. Intorno al VI secolo d.C. iniziò un lungo periodo di dominazioni barbariche (i Visigoti di Alarico, l’imposizione feudale dei Longobardi, gli attacchi dei Saraceni) ed ancora una volta all’incontro tra civiltà diverse che con il rimescolarsi delle varie culture diedero luogo alle abbazie e cenobi e quindi alla coesistenza del rito greco e quello latino. I frutti di queste mescolanze ci hanno lasciato in eredità splendidi gioielli come la Badia di Pattano con la Cappella di S.Filadelfo e gli affreschi della Cappella Basiliana a Lentiscosa.

Nel 1076, con la conquista dei Normanni e l’arrivo dei primi nobili senza scrupoli (Baroni, latifondi e più in generale gli sfruttatori) l’intero territorio fu smembrato scrivendo così una delle pagine storiche più tristi e crudeli a cavallo tra il XVI ed il XVII secolo.

La tanto agognata giustizia e libertà del popolo cilentano viene finalmente raggiunta i seguito all’ennesimo sacrificio perpretato nei pressi di Sanza (Cippo di Pisacane).

(Fonte: http://cilentoediano.it/)

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